La Tenuta di San Rossore: origini di un nome
Chi era San Rossore e perché il Parco e la Tenuta si chiamano così: storie di martiri, relique e antichi monasteriUn martire al tempo dei romani
Il Parco e l’omonima Tenuta sono intitolate a un santo poco conosciuto: un certo San Lussorio.
Chi era costui? Luxurius era un funzionario romano originario di Cagliari che, convertitosi al cristianesimo al tempo di Diocleziano, fu arrestato e condannato alla pena capitale a Fordungianus, l’antica Forum Traiani. Prima dell’esecuzione avrebbe guidato alla conversione due giovani, Camerino e Cisello, anche loro poi giustiziati.
Il nome “Rossore” deriva dalla corruzione del nome Luxurius o Luxorius in Ruxurius o Ruxorius operata su alcuni manoscritti pisani che ne raccontano il martirio.




Pare che il culto fosse diffuso fin dall’antichità proprio a Pisa, grazie alla sua vocazione viaggiatrice e commerciale di Repubblica marinara e alla sua presenza in Sardegna.
Verso gli anni 1080-1088, i Pisani portarono in Toscana le reliquie dei Santi Lussorio con Cesello e Camerino. L’Arcivescovo Gherardo fondò nel 1084, nella Selva del Tombolo, una Chiesa e Monastero di San Rusurio (“ecclesia et monasterium S. Rusurii”).
Ancora più tardi, nel 1106, la chiesa fu ristrutturata. In una lamina plumbea, che ricorda l’evento, si narra che fossero ancora custoditi “corpora sanctorum martirum Luxorii et Camerini”.
Le reliquie di San Rossore



Il sette Luglio 1979, l’Arcivescovo di Pisa Monsignor Benvenuto Matteucci, inviò alla comunità di Tortolì, una reliquia di San Lussorio “ex ossibus”, racchiusa in una teca di rame dorata sigillata.
Questa reliquia fu estratta interamente il nove Giugno 1890 dal busto reliquiario in bronzo dorato attribuito a Donatello, custodito oggi al Museo di San Matteo di Pisa, che conteneva il cranio del Santo martire venerato nella chiesa di San Stefano dei Cavalieri di Pisa.
Proprio grazie al fatto che le reliquie del Santo furono conservate per molti anni nei territori della tenuta, l’area, la Tenuta e poi il Parco presero il nome del martire, ribattezzato nel linguaggio popolare “San Rossore”.



Gli scavi archeologici lungo l’antico meandro di San Rossore



Nel 2013, intorno al Fosso delle Murelle, in un’area vicina alle Cascine Nuove, dove secoli fa s’insinuava l’Arno, sono stati rinvenuti alcuni reperti che sembrerebbero risalire al monastero di epoca medievale di San Lussorio.
Lo scavo nel cosiddetto “meandro di San Rossore”, effettuato nel 2014 e nel 2016, ha portato alla luce alcuni frammenti, ceramiche e una struttura muraria realizzata “con ricorsi in pietra sbozzata legati con malta tenace e inserti di laterizi” risalenti ad un periodo compreso tra la fine del XIV secolo e il primo Cinquecento. Il fosso delle Murelle tagliava infatti in due un antico edificio.
La necessità di effettuare questi scavi era emersa da uno studio storico-cartografico condotto dal Dipartimento di Scienze della terra dell’Università degli studi di Firenze. Esaminando l’evoluzione della linea di costa del litorale pisano tra il XVI e il XIX secolo, i ricercatori hanno individuato due aree interne all’area della Tenuta di San Rossore che in epoca medievale rimanevano a sud dell’Arno.
Infatti in passato il corso del fiume, una volta superata la città, presentava una serie di meandri, spostandosi lievemente più a nord di adesso all’altezza di Barbaricina, per poi insinuarsi in modo più marcato verso sud nell’area della Vettola e formare infine, all’altezza dello stradone delle Cascine, che collega Cascine Vecchie e Cascine Nuove, una nuova ansa a nord: il cosiddetto “meandro di San Rossore”.
Proprio qui doveva sorgere il famoso Monastero di San Lussorio, o Rossore alla pisana, santo che ancora oggi il Parco festeggia il 21 agosto.


