Ripristino ambientale

L’area marina protetta, all’interno della propria programmazione e gestione, ha impostato negli ultimi anni anche strategie di tutela attiva dell’ambiente; ragione per cui è stata posta attenzione anche ad azioni dirette di ripristino ambientale.

Cosa è stato fatto?

 

Un primissimo intervento di ripristino ambientale si è reso necessario nel 2019, quando uno yacht a vela battente bandiera francese, nella notte tra il 14 e 15 gennaio si è incagliato sulle secche ed è affondato, in prossimità della Torre della Meloria, ed è stato abbandonato dal suo armatore, il quale si è reso introvabile ed irreperibile. È stato pertanto necessario effettuare, da parte dell’ente parco gestore dell’AMP con la collaborazione della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che per primi erano intervenuti sul luogo dell’incidente, un intervento immediato in somma urgenza di tutela ambientale, per evitare anzitutto l’innesco ed il diffondersi di situazioni di inquinamento.

A seguire si è reso necessario effettuare un vero e proprio intervento di bonifica ambientale, con il recupero e la completa rimozione del relitto, il quale, dopo solo pochi giorni di permanenza, risultava fortemente danneggiato ed aveva iniziato a disperdere parti nei fondali e sulle scogliere circostanti, con anche rischio di rilascio di sostanze pericolose per gli ambienti marini.

L’intervento è stato effettuato tramite l’operatività di una grossa ditta locale specializzata in opere marittime.

Le operazioni, rese complesse dalla collocazione e dalla morfologia dei luoghi, hanno richiesto lavori speciali di smontaggio e disassemblaggio delle varie parti dello yacht, di rimozione puntuale, di messa in sicurezza e di confinamento dei vari materiali, affinché si potesse realizzare una completa ed effettiva bonifica ambientale e non vi fosse dispersione di inquinanti nell’ambiente.

Rimossi ed allontanati tutti i materiali più ingombranti e più pesanti, si è proceduto alla bonifica di dettaglio dell’area, sia in superficie che sottacqua, con l’individuazione e l’asportazione di tutti i materiali estranei all’ambiente naturale, nonché di tutti quei fattori che potevano costituire degrado o rischio per l’area marina.

Tutti i materiali asportati sono stati raccolti e conferiti allo smaltimento a norma di legge, in prevalenza come rifiuti speciali.

Terminate tutte le operazioni di bonifica sono stati attivati monitoraggi specifici dell’area, al fine di verificare lo stato degli ambienti in conseguenza dell’evento calamitoso occorso, con particolare riguardo alle praterie di Posidonia oceanica, che sono l’ambiente predominante in quella zona. I controlli, proseguiti per due stagioni, hanno attestato che infine non si sono riscontrati danni sulla Posidonia e sulle biocenosi connesse a questo habitat, probabilmente grazie alla tempestività con cui si è intervenuti ed alla completezza delle operazioni di bonifica realizzate.

Pur nella contingenza ed urgenza del caso, è stata questa una rilevante operazione di contenimento di forme di inquinamento e di bonifica ambientale, attuata direttamente da un ente gestore di un’area marina protetta, che ha comportato lavorazioni specialistiche ed interventi complessi, non usuali nella gestione di una AMP.

Grazie a questo intervento, di tutela diretta e attiva, oggi l’area della Torre della Meloria è pulita e non vi è più traccia dell’incidente accaduto nel gennaio 2019.

 

Cosa si sta facendo?…

 

Tra le attività in corso o programmate vi sono tre importanti azioni: due in corso di studio e di sperimentazione, ed una in corso di progressiva attuazione.

Il ripristino delle Foreste Macro-Algali
La prima importante azione in corso di studio e di sperimentazione è una delle due ambiziose, e non meno complesse e difficili, operazioni pilota di ripristino ambientale naturalistico, che questa AMP sta tentando di portare a compimento.
Si tratta di sperimentare e poi attuare, ove le condizioni lo renderanno possibile, il ripristino di specie target di particolare valore ecologico e conservazionistico, come l’alga bruna mediterranea Cystoseira brachycarpa.

Cystoseira brachycarpa

Questa specie di alga vive vicino alla superficie, in acque poco profonde con abbondanza di luce e contenuto idro-dinamismo, dove si sviluppa con popolamenti densi e ampi. Ha uno sviluppo arborescente con esemplari le cui “chiome” si innalzano dal fondo per alcune decine di centimetri formando all’aspetto delle specie di foreste. Era un tempo molto diffusa nel Mediterraneo: ricopriva grandi bracci di mare del piano infralitorale; mentre oggi risulta in stato di forte regressione, ed in talune situazioni in condizione di minaccia con rischio di scomparsa, a causa di fattori inquinanti o alteranti del suo habitat, dovuti sostanzialmente all’espansione e alla pervasività delle attività antropiche e da ultimo anche ai cambiamenti climatici con l’ingressione di specie aliene predominanti. È ancora presente nelle Secche della Meloria, anche se in forme circoscritte e talora puntuali: probabilmente molto più ridotte di un tempo; mentre proprio le caratteristiche geo-morfologiche delle Secche potrebbero e dovrebbero favorire lo sviluppo di queste formazioni macro-algali.

Le foreste macro-algali popolano le coste rocciose di tutti i mari, dai limiti tidali fino ad una profondità massima di 10 metri. La loro presenza è molto importante e per certi aspetti vitale. Possono essere infatti definite delle “sentinelle” del mare, in quanto generano un ambiente che fornisce rifugio, alimentazione e riproduzione per molte specie di animali marini: dai più piccoli invertebrati e idrozoi fino alle spugne, ai molluschi ed a molte specie di pesci, per i quali costituiscono delle vere e proprie nursery. Svolgono inoltre funzioni vitali di pulizia e ossigenazione del mare, oltre a costituire una barriera naturale a fenomeni erosivi. Assieme alle praterie di Posidonia formano degli insostituibili serbatoi di biodiversità.

Nel corso del 2020 sono stati effettuati i primi studi in rapporto allo stato ambientale attuale delle Secche della Meloria, ed in particolare delle condizioni delle biocenosi esistenti. Tramite analisi sia sul campo che in laboratorio, sono state valutate le criticità e le opportunità ambientali per intraprendere eventuali interventi di riforestazione delle alghe brune mediterranee, con analisi rispetto a questa specie delle potenzialità di insediamento e di sopravvivenza date le condizioni fisico-chimiche e biologiche nel sito dell’AMP.

Sono state così effettuate le prime sperimentazioni sul campo: prelevando alcuni talli nell’area marina protetta dell’Isola di Capraia e realizzando attraverso specifiche procedure scientifiche 3 trapianti in due punti nella parte nord della Zona A, di riserva integrale dell’AMP Secche Meloria.

Le alghe trapiantate sono state poste sotto monitoraggio, al fine di controllare su un periodo significativo l’evoluzione della sperimentazione, valutandone lo stato di salute tramite specifiche misurazioni scientifiche. Le evidenze rilevate non hanno mostrato segni di sofferenza per le alghe trapiantate, le quali hanno presentato un tallo ben pigmentato e senza segni di necrosi, nonché dati fisiologici buoni avendo mantenuto per tutta la sperimentazione livelli di massima efficienza fotosintetica comparabili a quelli dei popolamenti naturali in condizioni ottimali.

Il primo obiettivo è stato quello di valutare la capacità delle alghe di sopravvivere alle varie fasi necessarie per il trapianto. Questo è un passaggio chiave nell’ottica di interventi di ripristino a larga scala. Per quanto efficace sia la tecnica di trapianto, la prospettiva di tappezzare con organismi adulti aree estese di substrato non è realistica, anche per non cagionare danni ambientali alle aree di prelievo. L’alternativa sperimentata è stata quella di trapiantare solo un limitato numero di organismi adulti e di consentire, anche con opportune misure di protezione, che questi organismi arrivino alla fase riproduttiva in modo che possano fungere da serbatoi di propaguli per colonizzare le aree circostanti, e rendere percorribile una diffusione su un’area vasta.

I trapianti effettuati hanno mostrato così una prima fattibilità di questa operazione di ripristino ambientale; ragione per cui l’AMP sarà impegnata nella prosecuzione del progetto pilota, con il consolidamento delle sperimentazioni effettuate e soprattutto con l’inizio di una azione di diffusione di Cytoseira su più larga scala all’interno dell’area marina protetta, per ricreare quelle condizioni favorevoli al ritorno delle foreste di alghe brune mediterranee.

La reintroduzione della Patella ferruginea

La seconda importante azione di ripristino ambientale dedicata a specie target di particolare valore ecologico e conservazionistico, è quella rivolta alla sperimentazione per l’introduzione negli ambienti dell’AMP Secche Meloria della Patella ferruginea.

Questo mollusco gasteropode è oggi non presente nell’area delle Secche; è caratterizzato da una conchiglia conica simile alla Patella comune, e come questa si attacca a substrati rocciosi posti nella fascia intertidale soggetti a forte idro-dinamismo.

Patella ferruginea

Anche questa specie era un tempo diffusa nel Mediterraneo, molto più di oggi, forse era presente anche nelle Secche della Meloria, mentre oggi è in stato di forte regressione, ed in talune situazioni è in condizione di minaccia o a rischio estinzione, a causa soprattutto della pervasività delle attività umane di prelievo; questa specie di Patella è infatti molto apprezzata per il consumo alimentare e per l’utilizzo nella pesca.

Nel corso del 2020 sono stati effettuati i primi studi sulla caratterizzazione ambientale per valutare la presenza di habitat idonei ad ospitare questa rara specie nell’AMP Secche della Meloria. La valutazione ha combinato le conoscenze scientifiche sui requisiti e le caratteristiche ambientali favorevoli alla specie con dati direttamente raccolti sul campo.

Le risultanze degli studi ci hanno indicato che, a differenza delle alghe brune, al momento non si riscontrano ambienti immediatamente idonei ad una possibile reintroduzione della Patella ferruginea; ragione per cui nell’area delle Secche della Meloria questa azione di ripristino ambientale non sembra subito realizzabile.

Il limite principale rilevato è stato proprio la mancanza di un habitat appropriato sotto tutti gli aspetti per ospitare questa specie. La Patella f. vive nella porzione intertidale delle coste rocciose, pertanto ha bisogno di periodi di sommersione ed anche di prolungati periodi di emersione dall’acqua. Nella zona di studio l’unico ambiente con queste caratteristiche è rappresentato dagli scogli artificiali che oggi circondano il principale Faro delle Secche e la storica Torre della Meloria, all’interno della Zona B dell’AMP.

Oltre a non fornire un substrato naturale, gli scogli esistenti presentano una disponibilità in termini di sviluppo spaziale molto limitata, certamente critica per lo sviluppo naturale di una biocenosi connessa alla Patella f.; sono inoltre localizzati al di fuori della Zona di riserva integrale, e pertanto di massima protezione, fattore che, qualora si sperimentasse di insediare nuovi individui di Patella f., esporrebbe la sperimentazione al possibile disturbo ed al prelievo da parte di visitatori, atteso che questa zona dell’AMP è aperta alla fruizione.

Diverse e più complesse sono quindi le aspettative relative ad un intervento di popolamento di Patella f.

In assenza di un habitat roccioso intertidale, sufficientemente esteso, mantenuto in condizioni di protezione attiva, è da ritenere che l’eventuale trapianto di individui di questa specie sia a rischio fallimento, in quanto soggetto a prelievo o danneggiamento da parte di eventuali fruitori della zona. Risulta utile a tale proposito la testimonianza di Istituti di ricerca circa l’esperienza di monitoraggio sulla biodiversità lungo il litorale di Calafuria a sud di Livorno, costa di libero accesso non soggetta a protezione attiva e non lontana dall’AMP, dove in 30 anni di attività sono stati identificati solo 3 esemplari di Patella f. e di piccole dimensioni.

Nonostante dunque l’assenza in Meloria di un substrato roccioso intertidale abbastanza esteso e naturale, l’AMP ha intenzione di continuare anche questo studio, il quale certamente richiederà maggiori sforzi e più avanzate sperimentazioni, proprio per la grande rilevanza ecologico conservazionistica di questa specie di gasteropode.

Per evitare fallimenti dovuti alla fruizione della zona, sarà intenzione dell’ente gestore dell’AMP predisporre anche misure di limitazione e di specifica protezione delle eventuali zone di trapianto, che potranno sia entrare a far parte della normativa di fruizione vigente sia prevedere effettive delimitazioni fisiche dei punti di ripopolamento, al fine di accrescere quanto più possibile le future probabilità di successo.

La lotta all’inquinamento da plastiche e micro/nano-plastiche

Tra le attività di ripristino ambientale vogliamo annoverare anche l’impegno assunto di recente dall’AMP nella campagna di monitoraggio e prelievo delle plastiche e soprattutto delle micro e nano plastiche in mare, che si sta attuando su diversi fronti.

È questa una azione in corso di attuazione, che si vuole progressivamente implementare, e che l’AMP sta svolgendo principalmente in collaborazione con il programma “Plastic-Buster” promosso dall’Università di Siena (https://plasticbusters.unisi.it/). Il programma “Plastic-Buster” è un network a livello europeo sostenuto da numerosi partner, che comprende le principali università italiane e tra i quali ISPRA è il coordinatore per l’Italia (https://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/cartella-progetti-in-corso/acque-interne-e-marino-costiere-1/plastic-busters).

In questo ambito, il Parco ha stipulato uno specifico accordo di collaborazione anche con il Centro per l’Integrazione della Strumentazione scientifica dell’Università di Pisa (CISUP) dedicato allo studio delle forme di inquinamento da rifiuti plastici in bacini fluviali e lacustri del territorio interessato dal parco e degli effetti che tali forme di inquinamento hanno a mare e sugli ecosistemi costieri, con particolare riferimento alla determinazione quali-quantitativa dei frammenti plastici macroscopici e microscopici in diverse matrici ambientali: sabbie e sedimenti di fondale marino e lacustre (https://cisup.unipi.it/).

Le attività di “Plastic-Buster” hanno interessato al momento una serie di primi monitoraggi a mare all’interno dell’area marina protetta da parte dei ricercatori dell’Università di Siena, ed alcuni interventi di raccolta sia a mare che sulla costa fronteggiante le Secche.

Sono stati al momento completati 7 transetti di campionamento nelle acque all’interno dell’AMP ed un campionamento sulla spiaggia che fronteggia l’AMP in Comune di Vecchiano località Bocca di Serchio.

I dati raccolti a mare hanno fornito un primo risultato circa la presenza di pochissime micro e nano plastiche nelle acque dell’AMP; sono state comunque predisposte provette di campionamento, che devono essere esaminate con dettaglio microscopico nei laboratori delle Università di Torino, Modena e Firenze.

Il buon risultato ad oggi delle acque delle Secche Meloria è sicuramente dovuto alla particolare morfologia dell’area marina e soprattutto all’elevato idro-dinamismo esistente attivato dal sistema di correnti superficiali e di profondità di cui beneficia questo braccio di mare.

Purtroppo altrettanto non si può dire per il monitoraggio fatto sulla costa fronteggiante l’AMP!

Qui infatti la presenza dell’inquinamento da plastiche è molto esteso e pervasivo. Sono presenti in grandissima quantità sia rifiuti di plastica di ogni genere e dimensione che in pratica un tappeto di micro e nano plastiche, le quali ormai risultano strettamente compenetrate con il materiale organico e coi sedimenti naturali dell’arenile.

Si stanno pertanto attuando campionamenti ed analisi anche su queste forme di inquinamento da plastiche che interessano la fascia costiera terrestre e non riguardano direttamente l’area marina, in quanto una gran parte di tale inquinamento si riversa sull’arenile proprio dal mare e dunque sono un importante campanello di allarme dello stato di salute dell’ecosistema marino generale.

Il ripristino ambientale per l’eliminazione o la forte riduzione dell’inquinamento da plastiche e micro/nano plastiche è solo all’inizio e dovrà prendere buona parte degli sforzi ambientali in ambito marino nei prossimi anni.

Allo stato attuale è necessario operare su più fronti: da un lato proseguendo i monitoraggi e gli studi per trovare soluzioni strutturate, e d’altro lato attivando tutte le campagne possibili di coinvolgimento dei cittadini rivolte alla conoscenza/sensibilizzazione su questo rilevante problema e soprattutto all’educazione alla riduzione nell’utilizzo delle plastiche ed all’utilizzo consapevole e rispettoso dell’ambiente.

Una delle azioni per il contenimento di questo inquinamento è proprio intervenire alla fonte con una forte riduzione nella produzione ed utilizzo della plastica, soprattutto per quella dedicata agli oggetti ed al packaging mono-uso, la quale nel prossimo futuro può essere azzerata.

Nello sviluppo futuro, la seconda azione sulla quale sono impegnati gli organismi di ricerca, è l’individuazione di soluzioni praticabili per l’eliminazione in sito degli inquinamenti da plastiche.

L’AMP Secche Meloria è impegnata a supportare e portare avanti tutto questo!

Probabilmente quanto fatto ad oggi, in termini di ripristino ambientale, non è ancora molto, in rapporto soprattutto alle grandi necessità che le preoccupanti condizioni di salute del mare sovente richiedono!

Ma è stato quanto possibile fare nell’attuale contesto con le forze e le risorse dell’AMP oggi, e soprattutto è stato importante accendere l’attenzione anche su questo aspetto e lanciare un messaggio di sensibilizzazione.

Senza dubbio è l’inizio di un percorso utile e necessario, che dovrà essere implementato e rafforzato nel prossimo futuro, anche con il rafforzamento del ruolo e delle capacità delle aree marine protette.